IL POZZO ROMANO DELLA CHIESA PALEOCRISTIANA SUL GIRFALCO

ESPLORAZIONI E STUDI DI SPELEOLOGIA ARCHEOLOGICA

di MASSIMO SPAGNOLI

La ricognizione speleologica avvenuta il 10 febbraio 1996 nel famoso, leggendario e discusso pozzo romano della chiesa paleocristiana del V sec d.C. (1) sul Girfalco, ha posto fine, in modo definitivo, a tutte le precedenti indagini inerenti, in particolare, alla descrizione dell’impianto plano-altimetrico del sistema sotterraneo, nonché ad alcune ipotesi, desunte da analisi congetturali e metodi di ricerca solo teorici, tendenti a formulare e stabilire un collegamento tra l’ipogeo sommitale e le grandi cisterne romane. (2)

Stabilire la funzione del pozzo con l’orientamento dei cunicoli ad esso collegati non poteva avvenire se non attraverso una ricognizione diretta nel sottosuolo, ispezionando in modo capillare tutto l’ipogeo. (FIG. 1)

Fino al 1996 l’ipogeo non era mai stato documentato con nessuna testimonianza fotografica, anche se la dott. Marinella Pasquinucci nella sua ispezione del 1985 ne aveva eseguito una descrizione, indicandone alcune caratteristiche, ma omettendo alcuni dati importanti circa la lunghezza delle gallerie, il rilevamento particolareggiato delle sezioni strutturali e collocando l’orientamento dei rami in modo diverso dalla realtà. (3)

In questa pericolosa ricognizione i rischi e le conseguenze di probabili frane erano già noti fin dal lontano 1934, quando per la prima volta venne riportato alla luce il solo scavo del pozzo, asportando i materiali di rifiuto ivi accumulati in varie epoche.

Un alto rischio, quindi, quello di spingersi nel sottosuolo attraverso un condotto verticale e poi sub-orizzontale, dovuto alla instabilità degli strati arenarici con stratificazioni orizzontali saturi di acqua.

Il camminamento, un percorso stretto e limitato, non assicurava nessuna opzione di ritorno nel caso si fossero verificate in quel momento attività franose, peraltro frequenti.

Fu comunque eseguito un accurato sopralluogo ed un meticoloso rilevamento fino alle terminazioni dei cunicoli sotterranei misurando pendenze e tutte le varie sezioni dell’ipogeo, eseguendo in particolare una specifica documentazione fotografica con la quale oggi è possibile visitare virtualmente il misterioso sotterraneo, (4) che la fantasia dei nostri antenati, ed anche quella di alcuni storici, ha unito a stravaganti ipotesi legate alla storia e all’urbanistica della città romana. (FIG. 2)

L’esistenza di questo pozzo rimase celata per lungo tempo, quando nel 1934, nella ricostruzione del pavimento della cattedrale neoclassica, tornarono alla luce molteplici strutture murarie e pavimentali di antichissime chiese precedenti.

Si scoprirono parti di mosaico della chiesa paleocristiana del V sec. d.C. e resti della chiesa romanica, unitamente a tombe, murature, reperti statuari risalenti al periodo italico.

Questi scavi dimostrarono, come l’acropoli della antica Firmum fosse intensamente popolata, anche perché la natura geologica del sito permetteva una ricerca fruttuosa di falde acquifere attraverso lo scavo di pozzi poco profondi. (5)

L’apertura del pozzo si trova sul pavimento della antica chiesa paleocristiana e precisamente sulla navata destra a sud-est. (FIG.1) Il Cicconi come il Bonvicini sostengono espressamente scavato nel periodo romano, in disaccordo con la Graciotti, la quale sottolinea l’impossibilità di una datazione certa, motivando la difficoltà della collocazione storica più antica poiché l’apertura del pozzo non si trova a livello delle costruzioni romane, bensì a quello della pavimentazione musiva della chiesa del V sec.

Non a caso però si può sostenere che, dopo la distruzione del tempio di Giove, (forse riconosciuto tale dai resti di una gigantesca statua del dio ivi rinvenuta), il pozzo sia stato di poco sopraelevato in modo da mantenere la sua funzionalità.

Il sistema ipogeo può essere ricollegato nell’ambito di quella rete di pozzi, cunicoli, fontane e cisterne monumentali con cui si poteva garantire l’approvvigionamento idrico alla città antica.

Il pozzo ed i cunicoli sottostanti sono ancora legati ad antiche leggende tramandate fino ai nostri giorni. L’ipogeo che qualcuno ha voluto chiamare “dei misteri” richiama ad antiche storie; in una di queste si sostiene che da esso iniziasse una via di fuga per le legioni romane o per la nobiltà del tempo, che in caso di pericolo, avesse voluto fuggire oltre le mura; secondo altri, invece, dal pozzo e da uno dei cunicoli sottostanti partirebbe un camminamento sotterraneo che conduceva fino al mare e precisamente al porto navale dell’antica Firmum.

Naturalmente tutto ciò resta nella fantasia popolare, poiché i cunicoli esplorati, (dei quali poi verranno esposte tutte le indagini ed i rilievi effettuati), raggiungono un totale di 40 metri senza nessuno sbocco. (6)

 

LE INDAGINI ED I RILIEVI

L’ispezione del pozzo e dei cunicoli, progettata nell’ambito delle ricerche su Fermo sotterranea, fu predisposta ed approntata con particolare meticolosità, dovendosi calare lungo uno stretto scavo verticale e successivamente inoltrarsi lungo due cunicoli sub-orizzontali in una opera ipogea scavata in materiale arenaceo decomposto, non rivestito da strutture murarie. (FIG.2)

Tutto ciò ha consentito una meticolosa verifica del manufatto effettuando un preciso rilievo metrico ed una documentazione fotografica, confrontando poi i dati con le relazioni di studiosi precedenti riscontrando parecchie discordanze dovute essenzialmente ad ispezioni incomplete probabilmente causate dai notevoli e vistosi pericoli in relazione alle precarie condizioni del cunicolo in fase di disgregazione.

Ecco dunque il rigoroso sunto della nostra ispezione.

 

IL POZZO

Si accede al pozzo dalla chiesa sotterranea paleocristiana della cattedrale del Duomo su un pavimento a mosaico, esso è profondo 12 metri ed ha un diametro tra gli 80 e 90 cm ed è rivestito con pietra concia solo per un metro nella parte sommitale. (FOTO 1)

Foto 1

Per tutta la sua lunghezza il pozzo attraversa terreni sabbiosi (arenaria), ove si alternano strati friabili ed incoerenti dello spessore variabile da 50 a 150 cm, a strati duri e cementati di minore spessore (20-30 cm) che formano anelli concentrici sporgenti dalle sabbie decomposte.

Il pozzo termina su uno strato argilloso impermeabile di 150 cm circa di potenza e trattiene tutte le acque provenienti dai sedimenti sabbiosi sovrastanti.

 

I CUNICOLI NORD E SUD

Sul fondo del pozzo si diramano due cunicoli ortogonali con direzione opposta, quello che procede in direzione nord, (FOTO 2) con una sezione abbastanza ampia, totalmente privo di rivestimento, è interamente scavato in arenaria pura lungo il sedimento argilloso basale.

Foto 2

I paramenti del cunicolo sono completamente rivestiti da grosse e spesse colate calcaree che, nell’arco di centinaia di anni, attraverso un persistente stillicidio si sono composte in anelli concentrici con costolature radiali alla sezione dello scavo. (FOTO 3)

Foto 3

Dopo circa 12 metri dall’asse del pozzo un lieve gradino cambia la quota di calpestio invertendo la pendenza a salire. Così nella prima parte le acque scorrono verso il pozzo di entrata, nella seconda parte (successivi 7 metri) l’acqua filtrata dagli strati viene condotta verso il fondo del cunicolo sul quale una frana presenta notevoli residui di materiale laterizio per circa 1.30 metri. (FOTO 4)

Foto 4

Questo avvalorerebbe l’esistenza in passato di un altro pozzo, nonché l’ipotesi che il cunicolo potesse continuare verso nord ben oltre quello ispezionato. Attualmente sul fondo di questo cunicolo l’acqua è presente in esigue quantità.

Il cunicolo sud, o meglio sud-ovest, si sviluppa per 20 metri circa e la sua sezione ampia è anch’essa priva di rivestimento murario. Si diversifica dal primo per le notevoli difficoltà di scavo su un banco roccioso molto tenero.

In questo ramo l’attività concrezionale sulle superfici risulta moderata, ciò è dovuto alla fuoriuscita della falda sorgiva sui fianchi dei piani di calpestio, infatti oggi l’ipogeo presenta rilasci di materiale sul terzo inferiore per spinte di versante, ma particolarmente dovuti per la disgregazione ed il collasso dello strato in relazione alle infiltrazioni idrovore (FOTO 5), che un tempo riempivano i fondi, mentre sui pulvini dei volti dello scavo, clasti imperfetti sono in completa fase di scomposizione. (FOTO 6)

Nell’ultimo tratto si procede su uno strato cementato di arenaria compatta. Sul fondo del ramo il cunicolo si restringe tanto da essere percorso strisciando e risulta incompleto con una altezza di 60 cm. Una piccola frana sul lato destro chiude lo scavo che un tempo non fu più ultimato. (FOTO 7)

La presenza piuttosto accentuata delle acque conduce queste verso il pozzo di ingresso, dove, una volta, il ristagno nella parte centrale del sistema ipogeo permetteva il loro attingimento.

 

CONCLUSIONI

Sulla base dei rilevamenti effettuati, ed in considerazione all’esecuzione della struttura sotterranea, si può stabilire con certezza che l’ipogeo è solamente una antica cisterna e che i cunicoli rappresentano l’apparato drenante nella falda freatica dello strato poroso di arenaria.

Le pendenze inclinate verso il pozzo (o verso i pozzi) ne confermano indiscutibilmente la funzione di serbatoio che veniva utilizzato per le necessità locali.

Si deve dissentire quindi, dalle ipotesi del prof. Pompilio Bonvicini, secondo cui tali cunicoli alimentassero, insieme ad altri, le grandi Cisterne romane e che essi fossero in comunicazione con loro. (7)

Inoltre non può essere presa in considerazione l’ipotesi secondo cui il flusso delle acque sorgive dirette dalla spianata del Girfalco alle Cisterne Epuratorie, tramite pozzi e specus, attraversassero radialmente la direttrice est del colle, in quanto i cunicoli ispezionati hanno un orientamento nord-sud e non levante-ponente.

Oltre ciò, durante gli scavi eseguiti per la costruzione interrata del serbatoio del Consorzio Idrico del Piceno sull’estremità orientale del Duomo (sotto l’aiuola giuochi), furono rilevate antiche sostruzioni di epoca romana, ma tra queste non vennero alla luce canalizzazioni idriche che avrebbero potuto far supporre l’esistenza di una presa (pozzi o cunicoli) ed il relativo collettore collegato ai grandi depositi sottostanti.

Entrando in particolare nella disanima, può essere invece analizzata ed approfondita l’ipotesi che le Cisterne di via Paccarone, fossero assicurate di acqua potabile, oltre quelle di natura meteorologica (come afferma lo scrivente ed il De Minicis), dal cunicolo IX (8) che corre lungo l’asse di piazza del Popolo, dietro il loggiato di ponente, che dal sottosuolo di via della Rocca raggiunge un locale sotterraneo della Biblioteca Comunale. (9)

Questo con un andamento direzionale trasversale al colle Sabulo e con un ramo in penetrazione radiale al versante potrebbe essere stato il principale adduttore delle grandi Cisterne romane.

 

  1. I BENI CULTURALI DI FERMO E TERRITORIO.
    Atti del convegno di studi, Fermo 1996. ALDO NESTORI, Testimonianze paleocristiane a Fermo pag. 7.

  2. POMPILIO BONVICINI – Le Cisterne Romane di Fermo. Fermo 1973
    Opere per la derivazione delle acque. Pagg. 14, 15

  3. MARINELLA PASQUINUCCI – Firmum Picenum I. Cassa di Risparmio di Fermo 1987
    Documentazione archeologica e impianto urbano. Pagg. 169, 170

  4. MASSIMO SPAGNOLI - ALMA MONELLI
    Pozzi e cunicoli romani e medievali. A. LIVI 1999 pag. 68

  5. LUCIO TOMEI – Fermo la città tra medioevo e rinascimento.
    La piazza del popolo tra romanità, medioevo e rinascimento. Pag. 92

  6. Esempi di simili condotti a quello dell’Acropoli di Fermo sono riportati in G. BODONI, pagg. 453, 460. Tra questi ricordiamo: nella zona di Sutri, nei pressi della località Mezzaronna Vecchia c’è un cunicolo scavato nel tufo con sezione rettangolare e volta a botte; sulla sponda destra del fosso di Fontana Cupela, sempre nei pressi di Sutri c’è un altro cunicolo senza rivestimento con sezione ogivale.

  7. POMPILIO BONVICINI – Le Cisterne Romane di Fermo. Fermo 1973
    Opere per la derivazione delle acque. Pagg. 15

  8. MASSIMO SPAGNOLI - ALMA MONELLI
    Pozzi e cunicoli romani e medievali. A. LIVI 1999 pag. 57

  9. POMPILIO BONVICINI – Le Cisterne Romane di Fermo. Fermo 1973
    Opere per la derivazione delle acque. Pagg. 15

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